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RISVEGLIO DI PRIMAVERA

(Saggio del Biennio di Recitazione ANAD Silvio D’Amico)

Anteprima: La Pelanda, Roma, 2 Febbraio 2024.

 

Agiscono in modo scorretto quelli che presentano il sesso a chi lo impara come una cosa naturale, pulita, innocente e ovvia.
Hanno invece ragione quelli che glielo mostrano come una cosa innaturale, e dunque sporca, pericolosa e incomprensibile.

Bertolt Brecht, Fatzer

 

La buona, vecchia morale. È una parola vecchia, che non si usa più. Con l’aggiunta di una sola lettera diventa mortale (e quanti morti ha fatto, e quanti morti continua a fare). Non si parlava d’altro, sul finire del diciannovesimo secolo, ed è in nome della morale che ai ragazzi di Risveglio di primavera viene proibita la conoscenza del mondo che li porterà alla morte. Adesso non la si nomina quasi più, forse ha preso altri nomi. Ma ogni volta che si giustifica una violenza, ogni volta che si fanno commenti sui vestiti di una ragazza violentata e uccisa, ogni volta che si infierisce su una vittima, la morale è viva e lotta contro di noi.

L’immoralismo, invece, è invecchiato molto peggio. Quella contro-morale che affiora spesso in Risveglio di primavera oggi ci fa sorridere. Per diverse volte è stata presa come “messaggio” dell’opera, facendo del testo una sorta di manifesto a favore dell’educazione sessuale. Ma c’è una figura mascherata che respira attraverso tutta l’opera e la toglie dalla retorica; è Mefistofele, arrivato direttamente dal Faust di Goethe a rendere la conoscenza inseguita dai ragazzi un atto tanto vitale quanto oscuro. Nel cuore di ogni uomo c’è il diavolo, nessun atto è innocente tolta la cancellazione di sé. Tutto qua.

Una nota più personale. Questo testo è una porta verso qualcosa che pensavo di aver dimenticato. Verso la sensazione di tragedia imminente, di orribile rovesciamento del mondo che durante l’adolescenza mi ottundeva la mente. Non sono mai riuscito a dire niente di quella sensazione, a darle un nome, o a condividerla con qualcuno. Diversi anni dopo ho incontrato il testo di Wedekind e l’ho sentita di nuovo suonare “come una serie di oscuri ricordi, come un motivo che uno ha canticchiato tranquillamente da ragazzo e che, in punto di morte, gli giunge dalle labbra di un altro e gli sconvolge il cuore”. Ringrazio i sei attori del biennio di specializzazione per aver così coraggiosamente seguito la mia guida nell’attraversamento di questo territorio.

Giovanni Ortoleva

 

Con
Eva Cela, Pietro Giannini, Fabiola Leone, Irene Mantova, Riccardo Rampazzo, Daniele Valdemarin

Dramaturg Federico Bellini

Scene Giuseppe Stellato

Luci Pasquale Mari

Costumi Graziella Pepe

Musiche Pietro Guarracino

Sound design Franco Visioli

Movimenti  Marco Angelilli

Fonico Akira Callea Scalise

Direttore di scena  Alessio Pascale

Sarta di scena  Valeria Forconi 

Assistente alla regia Fabio Carta

Assistente scenografo Caterina Rossi

Assistente drammaturgo Simone Guaragna

Organizzazione  Brunella Giolivo

Video Lucio Fiorentino

foto di scena  Manuela Giusto

Coordinamento del progetto  Francesco Manetti

UFFA CHE BARBA! Corso di diploma di II livello in recitazione con la supervisione artistica di Antonio Latella